PASSI EVOLUTIVI
Col sopraggiungere dell’età adulta non abbiamo assolutamente finito di evolvere, anzi: siamo all’inizio del nostro vero viaggio. Il viaggio della vita.
La vita può essere vissuta in molti modi diversi, potremo cioè solo sfiorare la superficie e vivere travolti dal fare, da una marea di cose concrete da portare avanti e risolvere, oppure potremo andare a un livello di maggiore profondità, e iniziare a cercare il significato di quest’avventura terrena della quale sappiamo così poco, oppure ancora potremo immergerci negli abissi e indagare il senso profondo della nostra esistenza, e scoprirci uno con la vita, scoprire che non c’è separazione, e che la vita stessa è una grande Maestra che ci conduce là dove dobbiamo andare.
Il più delle volte non vogliamo andare nella direzione che la vita ci indica e così facciamo attrito. Ci sembra che quella strada non sia giusta per noi e, come bimbi indisciplinati, puntiamo i piedi per andare dove vuole la nostra mente razionale o, peggio ancora, dove ci conducono le nostre emozioni o le nostre paure. E questo crea molta sofferenza inutile.
Individuare il passo evolutivo, significa individuare la giusta direzione verso cui il nostro cambiamento deve avvenire. Anche se non vorremmo mai cambiare, non possiamo rimanere fermi. La nostra vita è un percorso iniziatico di crescita. Non siamo qui per vivere nell’inconsapevolezza. Il nostro compito è evolvere ed evolvere attraverso gli eventi che la vita ci propone.
Spesso, anche chi è in un percorso spirituale, tiene separate le due cose: la sua vita da una parte e il percorso dall’altra. Ma questo non significa crescere, ma, piuttosto, è un evadere, e quest’evasione ci allontana sempre più da noi stessi e dalla nostra felicità.
LASCIA CADERE LE GRANDI ILLUSIONI
Quello che più ci allontana dalla felicità è non sapere che cosa ha realmente il potere di renderci felici. Il più delle volte crediamo che siano le acquisizioni esterne ad avere il potere di darci la felicità, ma quello che non sappiamo è che nulla fuori di noi ha questo potere. Certo, potremo essere contenti, anche molto contenti, di aver raggiunto un obiettivo che ci stava a cuore, ma questa contentezza è destinata a dissolversi velocemente perché quel tipo di felicità, quella cioè legata a fatti esterna, non è destinata a durare.
Diversa è invece la felicità interiore, che è uno stato dell’essere e non dipende da cosa stia accadendo nella nostra vita. Quella felicità è la sola che possa essere stabile, ma non si raggiunge facendo qualcosa, ma essendo qualcosa, essendo cioè pienamente noi stessi. E per diventare pienamente noi stessi non dobbiamo aggiungere qualcosa a ciò che siamo, ma togliere tutto quello che copre la nostra vera identità, condizionamenti, paure, resistenze, attaccamenti, e così via.
Un altra illusione che sequestra la nostra felicità è quella di credere di dover trovare qualcuno che ci ami e che ci apprezzi per poterci sentire amati e apprezzati, e così continuiamo a cercare nella direzione sbagliata. Perché il mondo che vediamo altro non è che una proiezione della nostra mente. Finché non saremo in grado di dare quell’amore e quell’apprezzamento a noi stessi, non troveremo nessuno là fuori che possa darcelo. Ma finché non lo capiremo, continueremo a cercare nella direzione sbagliata, a rimanere delusi. E a soffrire profondamente.
LASCIA CADERE GLI ATTACCAMENTI
Siamo legati a un’infinità di persone e situazioni, che non siamo disposti a lasciare andare. Questi attaccamenti/legami sono spesso inconsci per cui ancora più pericolosi perché non li riconosciamo. Ne sentiamo però gli effetti, ci sentiamo cioè frenati come da pesanti imbracature, che ci impediscono di procedere leggeri.
Queste zavorre sono figlie della paura perché nascono dal nostro bisogno di avere certezze, anche quando si tratta di false certezze. Ci aggrappiamo alle persone che temiamo di perdere, alle situazioni che sono all’interno della nostra zona di comfort, per la segreta paura di metterci in gioco e di fallire. Così entriamo in una situazione di ristagno, non riusciamo a procedere, e ci sentiamo sempre peggio.
Imparare a lasciar andare queste zavorre, a rinunciare alle false certezze, è la sola via per riconnetterci alle nostre potenzialità e offrire a noi stessi un’autentica possibilità di esprimerle. La paura, soprattutto quella inconscia, ci tiene ancorati a un presente che non ci soddisfa, e utilizza la razionalità per trovare tutti quei buoni motivi per cui è meglio non rischiare. Ma se vogliamo vivere davvero, dobbiamo trovare il coraggio di farlo.
Quando ci sentiamo bloccati spesso è perché non stiamo rispondendo alla chiamata della vita, stiamo rifiutando di essere o fare ciò che la corrente della vita ci sta spingendo a fare o a essere. Rifiutando questa chiamata, creiamo attrito e sofferenza.
Comprendere appieno che cosa la vita ci stia chiamando a essere o a fare è fondamentale, sia per la nostra crescita personale, sia anche perché quando ci troviamo di fronte a un bio evolutivo non abbiamo una vera scelta: se rifiuteremo di prendere la strada corretta, e ci incammineremo nella direzione sbagliata, saremo destinati a soffrire ancora di più. E sarà allora la sofferenza a farci cambiare rotta.
LASCIA CADERE IL GIUDIZIO
Quando giudichi smetti di comprendere. Non siamo in grado di giudicare. E questo per un motivo molto semplice: non abbiamo gli elementi ce ci servono per formulare un giudizio corretto. Certo, abbiamo i fattori esterni, e cioè quello che attiene al mondo dell’apparenza, ma non sappiamo nulla del perché una determinata esperienza ci stia capitando in un determinato momento della nostra vita. O perché una certa persona abbia incrociato i nostri passi, o, ancora, perché si sia comportata in un certo modo. Noi sappiamo tutto del mondo razionale, qualcosa del mondo emotivo, nulla di quello animico, e ancor meno, se è possibile, di quello spirituale.
Eppure c’è un filo sottile che guida le nostre esperienze e le lega a un disegno più grande, perfetto, che non siamo in grado di vedere. Potremmo chiamarlo il magnifico tappeto dell’esistenza, un arazzo con mirabili disegni che però noi, essendo i fili che compongono il tappeto, non siamo in grado di vedere. Come potrebbe un filo del tappeto vedere l’intero arazzo con tutti i suoi disegni? Allo stesso modo noi ignoriamo la perfezione nella quale siamo immersi e di cui siamo parte costituente, e giudichiamo tutto da una prospettiva estremamente limitata, e per questo, ingannevole.
La sospensione del giudizio è la scelta migliore che possiamo operare. Questo non significa naturalmente fermare la propria vita nell’attesa di capire meglio, ma vivere normalmente, operare le proprie scelte, attuando però la sospensione del giudizio, senza cioè decretare che sia un bene o un male che una determinata cosa sia accaduta.
Sospendiamo il giudizio e forse un giorno potremo vedere con maggiore chiarezza quale sia stata la funzione di quello specifico evento nella nostra vita. E questa presa di consapevolezza potrà sorprenderci.
QUANDO TUTTO SEMBRA CROLLARE
Ma quando tutto sembra crollare, quando ci pare di essere arrivati davanti alle porte dell’inferno, o forse di averle già oltrepassate, ecco che si aprono nuove opportunità e la nostra vita inizia a brillare di una nuova luce, di una bellezza insospettata. Magia? No, è il funzionamento della vita, e noi ne siamo parte.
Quando in noi subentra la resa, una resa sincera, che nulla ha a che fare con la rassegnazione, ma piuttosto con l’accettazione attiva e serena degli eventi, ecco che qualcosa di inaspettato avviene, e la nostra esistenza, che fino a poco prima sembrava essere arrivata al capolinea, riparte con un’energia rinnovata.
Quando riusciamo a compiere questo passo iniziatico, quello dell’accettazione attiva, della resa, generalmente si apre una nuova stagione di vita, più viva e vitale della precedente, tanto che poi, più avanti nel tempo, quando ci voltiamo e guardiamo il percorso alle nostre spalle, arriviamo a benedire quella che avevamo giudicato una disgrazia, perché ci rendiamo conto che proprio grazie a quell’evento, a quella situazione, o a quella persona che sembrava averci devastato la vita, noi siamo rinati a una nuova vita, molto più piena e appagante della precedente.
Il punto è ricordarcene nel momento in cui tutto crolla: perché è proprio la nostra reazione a quel momento che determina la nostra futura felicità o infelicità. In quel preciso momento noi abbiamo in mano il nostro destino.